
La mia prima esperienza di vita all’estero risale al lontano 2002, prima di conoscere Gianluca e anni luce prima dell’arrivo delle bambine. E da allora ( ma anche da prima in realtà) sono convinta che vivere all’estero, inserirsi in una realtà diversa da quella in cui si è nati e cresciuti e in cui ci si muove senza problemi, sia un’esperienza arricchente. Ed anche ora che ci sono le bambine sono sempre più convinta che trasferirsi all’estero coi bambini sia un’esperienza ricca di opportunità.

Trasferirsi all’estero coi bambini: opportunità.
La cosa più lampante nei bimbi che crescono all’estero è l’opportunità di poter crescere usando più di una lingua. Le mie bimbe stanno crescendo bilingue (nel nostro caso in realtà sono quasi trilingue) con naturalezza e semplicità. È normale per loro avere una lingua da parlare con noi, una lingua per la scuola e alcuni amici e un’altra per poter comunicare in altre occasioni. Bea sta iniziando a parlare ora quindi questi si vede ancora poco. Priscilla invece salta con estrema facilità da una lingua all’altra. E nella realtà globalizzata di questi decenni, poter essere naturale e fluente in più di una lingua credo fortemente sia una grande opportunità che stiamo regalando loro.
(Potete approfondire l’argomento leggendo anche “come funziona il bilinguismo” e “diventare bilingue? oggi si può!“)
Un altro aspetto che per me è una grande opportunità legata al vivere all’estero è la possibilità di conoscere e vivere culture diverse, che si tratti di cibo, tradizioni o usanze. Il colore della pelle non è un problema per Priscilla. Così come non lo è veder fare cose che noi non facciamo. È aperta alle differenze, che siano dovute alle origini o alle singole propensioni personali.

Per noi la vita all’estero con le bimbe ha coinciso anche con un cambio radicale nello stile di vita che ci ha permesso di goderci appieno i primi mesi (e anni) senza i ritmi frenetici di Milano. Per me assolutamente un aspetto super positivo a cui non rinuncerei. Ovviamente questo awspetto dipende tanto dalla zona in cui ci si trasferisce e forse anche da dove si viveva in Italia, ma per me vivere all’estero ha coinciso con abbassamento dello stress e possibilità di potermi godere le bambine, cosa che sono sicura non avrei potuto fare nello stesso modo se avessimo continuato a vivere in italia.
Trasferirsi all’estero coi bambini: difficoltà.
Cambiare non è mai semplice soprattutto per i bambini, che di norma sono abitudinari e hanno bisogno di punti di riferimento chiari e costanti. In un trasferimento all’estero ci si ritrova invece a cambiare tutto. E ritrovare gli equilibri può non essere cosi immediato.

La lingua: Trasferendosi al di fuori dell’italia, la prima cosa con cui si ha a che fare è ovviamente un’altra lingua. I bambini possono rimanere decisamente spiazzati, se non erano già stati preparati prima con dei corsi o delle attività che li avvicinino alla lingua che si parlerà nel nuovo paese. Anche solo iniziare qualche mese prima a vedere i cartoni animati o ascoltare canzoncine nella nuova lingua li può aiutare a familiarizzare e a comprendere che le cose si possono dire anche in altri modi.
Routine e punti di riferimento: Ogni trasferimento porta con se un grande cambio a cui ci si deve abituare. Questo succede a maggior ragione se ci si trasferisce tanto lontano e si devono ricostruire tutte le routines e ritrovare dei punti di riferimento.per noi e per i bimbi. Per noi è stato importante portarci dietro alcune cose fondamentali per le bimbe, come il loro pupazzo preferito. E mantenere alcuni rituali, come il racconto della buonanotte, che le hanno aiutate a non sentirsi perse del tutto.

La lontananza: sarà che sono appena andati via i nonni dopo 10 giorni qui da noi, ma la lontananza dalle famiglie di origine e dagli amici storici è per me un aspetto negativo del vivere all’estero. Soprattutto per i bambini. Che vero che magari, come nel nostro caso, non hanno vissuto una quotidianità pre trasferimento, con i parenti vicino. Ma che comunque soffrono della lontananza, dei continui arrivederci e addii.
(puoi leggere anche “l’importanza dei nonni“)
Trasferirsi all’estero coi bambini: la nostra esperienza da Sosua a Malaga

Priscilla ha fatto decisamente fatica in questo nostro trasferimento dalla repubblica dominicana alla Spagna. Per lei Sosua era stata tutta la vita e staccarsi da alcune cose e soprattutto da alcune persone non è stato semplice.. ma ora sta iniziando a sentirsi a casa anche qui!
Non vi nego che i primissimi mesi sono stati decisamente difficili. Mi aspettavo un po’ di fatica ma non la crisi forte che ha avuto tra dicembre e gennaio. E’ tornata a fare la pipì a letto, capricci a non finire e tanta agressività nei confronti della sorellina, nei nostri confronti e di tutti quelli che incontrava sul suo cammino.
Anche l’inserimento nella nuova scuola non è stato semplice.
Non tanto per il distacco: era già abituata, avendo frequentato sia il nido sia i primi mesi di infantil (scuola materna) mentre eravamo a Sosua. E’ infatti entrata fin dai primi giorni senza problemi, sventolando la manina e addentrandosi a passo sicuro fino al cortile dove si aspetta la maestra.
(potete leggere anche “inserimento al nido: come aiutare i bambini al distacco“)
E nemmeno per la lingua: lei già parlava spagnolo quindi, rispetto a bambini che si trasferiscono per la prima volta all’estero, era facilitata.
Il problema è stato non sentirsi parte del gruppo classe: inizialmente pensavo a problemi di integrazione (che può succedere), che essendo l’ultima arrivata, a metà anno, non la coinvolgessero nei giochi e nelle attività. Invece parlando con la maestra ho scoperto che era lei che evitava di farsi coinvolgere. Ripeteva infatti spesso a chi cercava di avvicinarla, che lei non era di Malaga, che non viveva qui, che era diversa.
Ha evitato per alcuni mesi di investire emotivamente nel nuovo posto, ed anzi, non perdeva occasione per sottolineare come a Sosua sarebbe stato diverso (e ovviamente migliore 😉 ). Quando ha finalmente compreso che non si sarebbe tornati indietro e che la nuova realtà è quella dove staremo, non dico per sempre (ormai il per sempre evito di usarlo) ma per un bel po’ di tempo, le cose hanno iniziato ad andare meglio.

Ora anche qui è casa, i compagni di scuola sono i suoi amichetti e ha trovato la sua routine. E sta scoprendo con piacere (finalmente) le cose belle che ci sono qui.
(potete leggere anche gli articoli che parlano del “parque de la paloma“, di “Mijas Pueblo” o dell’acquario “Sea Life di Benalmadena“)
Siamo ancora in fase transitoria, quindi non abbiamo ancora raggiunto una vera e propria stabilità, ma va decisamente meglio e sono sicura che potrà solo migliorare. Per noi, ma soprattutto per le bimbe.
Se volete leggere altri racconti di famiglie che hanno deciso di trasferirsi all’estero coi bambini li trovate nel libro a cui ho partecipato “mamme italiane nel mondo“
A presto
Ciao , abbiamo seguito la vostra esperienza- a Sousa in televisione e mi sembravi un volto conosciuto finché ho capito che eri del blog “centrifugatodimamma” che già seguivo ,essendo amante della Spagna e col sogno di riuscire a trasferirmi con tutta la mia famiglia !!!!
Complimenti per tutto
Saluti
grazie mille! sia per seguirci sul blog che per averci visto in televisione!! se hai bisogno di quasliasi info chiedi pure!! a disposizione
Io sono (non so se per natura o per deformazione dovuta all’età) una persona molto stanziale, però ti confesso che negli ultimi anni ho pensato sempre più spesso di trasferirmi e di andare via dall’Italia perchè qui mi sento sempre meno “a casa”…
Ormai i miei figli sono adolescenti ma non credo che avrebbero molti problemi in questo senso, purtroppo è il mio compagno che mi blocca (oltre ai vari casini familiari) perchè ha un lavoro fisso statale e mi ha comunque dichiarato che anche quando andrà in pensione (non manca moltissimo) non vorrà trasferirsi.
Io avevo già messo in lista 1-2 mete papabili 😀
Questo “veto” lo sto vivendo sempre peggio e ti invidio bonariamente, grazie per questo post con pro e contro utilissimo 🙂