
“Mi chiamo Arianna Corinne, ho 38 anni e due bambini ancora piccoli, Diana e Sebastiano. Amo la bellezza e la cerco nella vita, talvolta scontrandomi con la realtà. Lavoro per un’organizzazione internazionale che si occupa di lotta alla povertà e la mia più grande passione è il teatro. Adoro leggere e viaggiare anche se il tempo per farlo si è fortemente ridotto con l’arrivo dei due fratellini di cui sopra. Ma adoro pure i gatti e, infatti, ne abbiamo 5, tra cui un paio di Maine Coon enormi.
In tutto facciamo 9: una bella banda rumorosa, coccolosa, colorata.
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Quando una donna pensa alla maternità immagina momenti magici. Ce lo fanno credere tutti i giorni. Aggraziati pancioni su corpi da dee, colazioni di famiglia in immense cucine luminose, gioiosi abbracci sulla spiaggia e robe del genere.
E io ci sono cascata in pieno.
Nonostante sia alta un metro e un gradino, nonostante la mia cucina sia piccola e buia, nonostante al mare ci vada francamente poco.
Sognatrice come sono ho immaginato a lungo di avere un bambino. Il mio compagno ed io avremmo voluto diventare genitori più o meno nel momento esatto in cui la nostra relazione è iniziata ma abbiamo deciso di darci un po’ più di tempo, anche per quel bisogno di calcolo che un po’ contraddistingue la nostra cultura. Come a pensare che ci potrebbe essere un momento più giusto di quello presente per fare le cose, incluso diventare mamma e papà.
E a noi sembrava che quell’anno, il 2013, potesse davvero essere il momento giusto. Sarebbe stato l’anno del nostro matrimonio, del nostro suggestivo viaggio di nozze in Ladakh, in India, un anno che prometteva ottime prospettive di lavoro e, per me, anche alcuni entusiasmanti debutti a teatro. Sembrava l’anno più ricco che la vita stesse per donarci, così abbiamo messo in cantiere anche un bimbo. Sogno di tanti anni e realizzato con sorpresa nel giro di un tentativo o poco più.
Ma si sa, la vita fa quello che gli pare e, in genere, ha in serbo per noi delle sorprese che nemmeno il calcolatore più fine o l’autore più fantasioso potrebbero prevedere o immaginare.
Così, l’anno delle meraviglie è diventato l’anno in cui mia sorella si è ammalata di cancro. Diana, la mia bambina, è stata concepita con tanto amore ma anche con tanto dolore nel cuore, quattro mesi dopo la notizia. E’ cresciuta nella mia pancia in parallelo al dolore che cresceva nel mio cuore nel vedere mia sorella Francesca sotto cure pesanti, lei che continuava comunque a sorridere e a darmi coraggio nei momenti in cui, impacciata, le chiedevo consigli sulla gravidanza e rassicurazioni sul parto. Lei che era già diventata mamma due anni prima.
Diana è nata quando mia sorella stava di nuovo bene, aveva finito le cure due mesi prima. Per i primi due mesi di Diana sono stata una mamma felice: lei era la vita, era la speranza. Oltre che essere la mia prima figlia.
Ma come tutte le neomamme ero anche spaventata. Credevo di far bene, credevo di far male. Sono stati due mesi esclusivi, vissuti con nient’atro che la mia bambina nella testa e tra le braccia.
Fino alla notizia della recidiva di mia sorella.
Diana è tornata a dover condividere la sua mamma con qualcosa di più grande di entrambe.
Pensieri, paure, un dolore straziante.
Sono passati in fretta 8 mesi: Diana cresceva, mi prendevo cura di lei, le davo il mio latte, la portavo a fare lunghissime passeggiate nel bosco, durante le quali pregavo che le cose andassero bene. Poi velocemente il tracollo e Francesca, mia sorella, è andata via.
Era tra le mie braccia Diana quando ho detto addio a Francesca. Per sempre.
So che non è giusto, ma senza Diana non so come avrei fatto. So che non è giusto perché la mia bambina è cresciuta con addosso un peso grandissimo. E ancora oggi vedo nella sua sensibilità, nella sua maturità precoce, nei suoi occhi e nei suoi timori tutto un vissuto che abbiamo condiviso insieme, fin dal primo istante in cui si è formata nella mia pancia.
Da quasi due anni sono mamma bis. Il fratellino di Diana è arrivato a sorpresa, concepito un anno dopo la nascita della piccola. Tutta un’altra storia. E lo leggo nella sua spensieratezza: scanzonato, cocciuto e divertente.
Essere mamma e di nuovo mamma… Eppure non sapere cosa significa diventare mamma.
Perché la vita è abilissima a confonderci.
E anche i bambini non sono da meno.
Si è mamma ogni giorno in modo diverso, con ogni figlio in modo diverso e in ogni circostanza in modo diverso.
Prima credevo che qualunque mamma avesse vissuto momenti migliori, che qualunque mamma fosse migliore di me. Ma oggi, finalmente, ho capito che non solo non esiste un momento giusto in cui diventare mamma ma ho capito anche che non c’è un modo giusto di fare la mamma, ci sono solo esperienze e persone. Ognuna diversa dall’altra.
E anche adesso che ho finito di scrivere queste righe vorrei cancellare tutto e scrivere tutt’altro. Perché la mia esperienza da mamma non è mica quella che vi ho raccontato.
E’ altro.
Altro.
E poi altro ancora.”
Grazie mille ad Arianna per questo racconto super emozionante e a cuore aperto!
Se anche tu vuoi partecipare alla rubrica “Il mondo delle mamme” scrivimi il tuo racconto a centrifugatodimamma@gmail.com
Ti aspettiamo! 🙂
Che bello ed emozionante questo racconto e quanta forza è amore in queste parole
Che emozione questo racconto! Un abbraccio ad Arianna e grazie per aver condiviso la sua storia