Qualche mese fa, nel pieno della gravidanza di Beatrice, tra diabete gestazionale e notti insonni, mi è arrivato un invito molto carino che non ho esitato ad accettare. Isabella, mamma expat negli Stati Uniti, cuore e anima del blog Mama made in Italy, ha scritto un simpaticissimo articolo intitolato “cosa aspettarsi DOPO che si aspetta“. Un articolo che raccoglie, in maniera ironica, alcuni aspetti “non detti” dei primi momenti dopo il parto. Ha chiesto ad altre blogger di fare lo stesso raccontando sui loro blog alcuni aspetti che non sono proprio proprio come ti aspetti (o sogni). Ecco, ho partecipato volentieri perchè partorire in Repubblica Dominicana ha riservato alcuni aspetti del tutto inaspettati. Che vi racconto!

foto originale Stefania Gervasoni

Partorire in Repubblica Dominicana: Embarazada a chi?

Quando hai una gravidanza e partorisci all’estero, che sia in Repubblica Dominicana o in qualsiasi altro paese che non sia il tuo di origine, ti scontri per forza di cose con il fattore LINGUA.
Per quanto tu possa sapere bene una lingua, tu l’abbia studiata e usata per anni per viaggio o per lavoro, arrivi, con la gravidanza e col parto, ad un punto in cui maledici di non essere nel tuo paese. Nessuno ti insegna come si dicono certe parole che ti serviranno in quel periodo e a volte ti scopri con la faccia da triglia a guardare la ginecologa o l’anestesista dire cose abbastanza incomprensibili. E speri solo di aver capito il meglio possibile. :/

Può capitare anche di incappare in medici dalle teorie un po’, diciamo, strampalate.

Raccontandovi della sanità in Repubblica Dominicana vi dicevo che mi son sempre trovata bene, ma, ecco, qualche eccezione c’è stata. All’ultima visita prima del parto di Beatrice ad esempio ho avuto il colloquio con un anestesista che voleva farmi rifare, per l’ennesima volta, gli esami del sangue. Non per ricontrollare i valori degli zuccheri, come mi sarei aspettata, ma per controllare che il mio gruppo sanguigno non fosse cambiato. Ovviamente ho subito pensato di aver capito male e ho richiesto spiegazioni. Ed invece era proprio sicuro e cercava di convincermi che il gruppo sanguigno può cambiare (WHAT?!?). Per fortuna la mia ginecologa invece è sana di mente e si è fatta una grassa risata con me e ha accettato di non far venire tale anestesista in sala operatoria come ho, ovviamente richiesto (si, con la sanità privata ho scoperto che puoi scegliere di non avere un determinato medico anche se è di turno)

Partorire in Repubblica Dominicana: 90% cesareo e latte artificiale

Come vi avevo già raccontato sia per la nascita di Priscilla che per la nascita di Beatrice ho avuto un cesareo. Ho tentato in tutti i modi di avere un parto naturale ma nelle cliniche private (e a volte anche in quelle pubbliche) il cesareo è fortemente caldeggiato. Ma fortemente!

Anche riuscire ad allattare al seno è stata un’impresa: con Priscilla ero decisamente imbranata e le infermiere, invece di supportare e aiutare, passavano ogni volta che la bimba piangeva per dirmi che aveva fame (ma va?) e propormi il biberon di latte artificiale. Dubbi a mille, tantissime difficoltà ma un po’ di testardaggine mia (e il supporto di una consulente delle leche league che ho conosciuto per caso qualche giorno dopo esser uscita dall’ospedale) mi hanno aiutata a portare avanti l’allattamento. Con Beatrice ero preparata e nonostante le abbiano dato il biberon prima di farmela vedere, siamo riuscite a impostare l’allattamento più semplicemente. Ma di certo non c’è da aspettarsi un supporto 😉

Partorire in Repubblica Dominicana: diamo il via al walzer dei consigli non richiesti

Sì, lo so che in ogni angolo del mondo chiunque si sentirà autorizzato, appena incrocia una neomamma, siano in confidenza o meno, a dare i loro preziosi consigli (non richiesti!). Ma se partorirete in Repubblica Dominicana preparatevi a riceverne una dose moltiplicata per 3 o 4.  Ognuno, dominicano o straniero che sia, vorrà suggerirvi cosa fare secondo le più disparate tradizioni. E vi assicuro che ne escono delle belle! E avrete sempre la sensazione di leggere negli sguardi: ” ma va che strana quella gringa!” 😀

Non vi dico poi quando mi vedono portarla in fascia!! Un marziano farebbe meno scalpore!

Ah, e preparatevi perchè chiunque vi veda con una neonata in braccio se la prenderà in 2 secondi (e le prime volte scatta l’istinto di mamma orsa, ma giuro poi ci si fa l’abitudine 😉 )

Partorire in Repubblica Dominicana: imparate a cavarvela da sole

Questo vale per buona parte delle mamme che decidono di partorire nel loro paese di accoglienza. Se non sei in Europa o comunque a poche ore di volo dall’Italia è molto difficile riuscire ad avere lo stesso supporto che si avrebbe stando in Italia. Questo vale sia per l’immediato dopo parto che per gli anni a venire. Noi abbiamo avuto la fortuna di aver il supporto della nonna caraibica (che ormai molti di voi conoscono) e di mia sorella Simona che è venuta poco dopo la nascita di Beatrice. Ma per la maggior parte del tempo siamo io e Gianluca e basta. Oltretutto spesso questo vale non solo a livello pratico e logistico, ma anche per quello che è il supporto e il confronto. Spesso le 6 ore di fuso orario non permettono una comunicazione diretta.

E allora che si fa? Ci si stringe come famiglia e si cercano (e si trovano) le soluzioni!

Partorire in Repubblica Dominicana: La guerra dei passaporti

Non so come siano le condizioni delle varie ambasciate italiane nel mondo, ma in repubblica Dominicana se entrambi i genitori italiani vi aspetta una luuuunga e macchinosa trafila burocratica per riuscire ad avere un documento valido del bimba/a (il passaporto nello specifico). Noi ci abbiamo messo 1 anno e 5 mesi per riuscire ad avere quello di Priscilla e quasi 5 mesi per quello di Beatrice (nel mentre hanno riaperto l’ambasciata che quando è nata Priscilla era chiusa e sapevamo meglio come muoverci). Mesi di ansia perchè non sai se i documenti che ti pare di aver capito servano dal sito ufficiale (fatto abbastanza male) siano quelli giusti. Di controlli spasmodici sulla pagina del prenota online per riuscire ad avere un appuntamento in tempi umani. Di viaggi della speranza fino alla capitale su autobus belli, ma tenuti a temperature glaciali.

Noi poi questa volta avevamo già in programma di lasciare la Repubblica Dominicana appena possibile e l’attesa è stata ancora più snervante.

Ok, dopo tutto questo sembro masochista ad aver fatto ben 2 gravidanze e 2 parti in Repubblica Dominicana 🙂 No, non lo sono. Abbiamo valutato attentamente, soprattutto prima di avere Priscilla e abbiamo deciso che fosse la soluzione migliore per noi.

Perchè ho scelto di partorire in Repubblica Dominicana?

Ovviamente ci sono aspetti che ci han fatto scegliere di rimanere qui per tutto il periodo della gravidanza e del parto. Innanzitutto le nostre vite erano e sono, ancora per qualche mese, qui. Non potevamo semplicemente prendere e andarcene qualche mese, lasciando casa, lavoro e le nostre vite sospese.

L’assistenza sanitaria per le gravidanze e i parti, per la mia esperienza, è comunque buona. A prescindere dall’amore per il cesareo, è difficile che ci siano casi di madri partorienti aggredite verbalmente o che una puerpera non si senta coccolata per tutto il tempo della degenza. Io poi ho trovato una ginecologa secondo me molto competente ed attenta e dopo la buona prima esperienza è stato normale decidere di riaffidarsi a lei senza ripensamenti. Stesso discorso per la pediatra, che ha supportato la scelta di allattare al seno, che rispetta alcune diversità di approccio perchè comprende che, arrivando da un’altra cultura, possiamo esser abituati a far le cose in maniera diversa.

Ma l’aspetto che ci ha fatto propendere decisamente per il rimanere qui a Sosua per entrambe le gravidanze è la calma e serenità con cui ho potuto trascorrere i primi anni. In primis per la possibilità che ho avuto di tenere le bimbe con me in hotel e potermele quindi gestire ma soprattutto godere ogni secondo.

In secondo luogo poi, la possibilità di stare all’aria aperta tutto l’anno, godere mare e sole per buona parte del tempo. Priscilla si è ammalata pochissimo in questi 3 anni nonostante il nido prima e la materna ora. Magari è un caso ma nel dubbio 😉

Quindi dai, non è poi così tremendo partorire in Repubblica Dominicana, no?! A presto

Scritto da:

centrifugatodimamma

Milanese di origine, giramondo di vocazione. Alterno varie esperienze tra animazione, educazione (in asilo nido e scuole di vario grado) e turismo. Dopo un’esperienza di 6 mesi in Egitto nel 2002 torno in Italia, apro e gestisco degli asili nido per 10 anni, mi sposo e sembra che ormai la vita abbia preso un binario sicuro e solido. Ma il sogno di lasciare di nuovo l’Italia rimane sempre vivo (e neanche ben celato! ;) ). Nel 2012 anche mio marito si convince e decidiamo di trasferirci in Repubblica Dominicana alla ricerca di caldo e di una vita più semplice e serena. Qui nel 2015 nasce la nostra bimba Priscilla… e con lei il blog Centrifugato di mamma. Dove racconto com’è essere mamma, com’è esserlo lontano dalle nostre famiglie, come viviamo in un luogo tanto diverso da quello da cui veniamo, e le meraviglie che scopriamo giorno dopo giorno. Da novembre 2018, dopo la nascita di Beatrice, la nostra seconda bimba, siamo a Malaga, pronti per nuove avventure! Che continuiamo a raccontare su queste pagine virtuali.. ;)