Negli ultimi anni si sta ponendo sempre più l’attenzione sull’importanza del contatto fisico tra mamma e bambino, in quanto permette di stabilire un rapporto “speciale” col neonato e produce degli enormi benefici a livello relazionale ma anche di salute. (avevate letto l’articolo su come favorire il bonding?)
Questa modalità di rapporto venne promessa dal pediatra californiano William Sears e sua moglie Marta e viene chiamata col nome di Attachment Parenting, ovvero essere genitori “con attaccamento”.
Contatto pelle a pelle perché è importante
Il contatto fisico permette di trasmettere al piccolo ciò che non si riesce a esprimere a parole e attraverso il tatto la mamma, ma anche il papà possono comunicare col proprio figlio. Infatti la piccola creatura comprende la delicatezza di una carezze, di un bacio, di un massaggino rilassante dopo il bagnetto. (avete letto l’articolo sul massaggio neonatale?) La vicinanza fisica dopo essere stato protetto nel grembo materno per 9 lunghi mesi è una modalità che permette di rasserenarlo, dagli benessere e felicità. Si sente al sicuro.
Le braccia della mamma lo fanno sentire al sicuro, la paura svanisce e lo sguardo fra mamma e bambino insieme a una carezza ha un effetto del tutto rilassante. Ricordate che non solo il contatto mani, braccia permette questa relazione ma anche lo sguardo o meglio gli occhi dei genitori che guardano quelli del piccolo.
Benefici del contatto fisico col bambino
I benefici del contatto fisico col bambino sono stati argomento di studio già negli anni ’70 quando l’antropologo statunitense Ashley Montagu parlò dell’importanza del contatto madre/figlio nell’evoluzione del neonato sia nel piano sociale che in quello psicologico.
Il beneficio più importante del contatto col neonato è quello di trasmette la sensazione di essere amato ed in primis questo lo fa il calore materno. A seguire vi è l’odore della madre. Il contatto pelle a pelle favorisce l’autoregolazione.
Il battito cardiaco della mamma invece permette al piccolo di sentirsi al sicuro, essendo lo stesso che sentiva nel grembo e questo lo tranquillizza, favorisce il sonno e tramite il babywearing durante la fase della dentizione il contatto mamma-bambino ha trovato riscontro nell’alleviare il fastidio.
Carlos González, pediatra spagnolo, afferma che dando attenzioni al proprio figlio, gli si insegna ad essere indipendente, ma anche sensibile, fiducioso, riflessivo e comunicativo. Secondo questa teoria quindi si danno basi sicure al bambino che crescerà sentendosi libero e in grado di differenziarsi, e allo stesso tempo sicuro di trovare la mamma ad accoglierlo e aspettarlo in qualsiasi momento.
I benefici del contatto mamma bimbo non sono solo per il bambino ma anche per la madre stessa, che nel caso dell’allattamento al seno ne favorisce la buona e prolungata riuscita, inoltre permette alle madri di sviluppare ancora più il senso materno.
Le pratiche più comuni del contatto mamma bambino
Oltre al comune stare col bambino dalle 15 alle 16 h al giorno in contatto stretto con lui per il gioco o altre attività vi è la cosiddetta “pratica del portare” ovvero il babywearing che consiste nel portare fin da subito il bambino a stretto contatto col petto della mamma tramite delle fasce realizzata apposta per questo scopo, per poi passare ai marsupi e via dicendo. Man mano che il bambino cresce si trovano in commercio sempre dei modelli studiati per peso, altezza ed età del piccolo. (Flavia ha recensito diverse fasce portabebè)
Inoltre vi è il co-sleeping, ovvero il dormire nel lettone col piccolo, che in alcuni casi è un bene anche per la mamma che allatta, così non sarà costretta ogni volta ad alzarsi dal letto in piena notte per la poppata. Inoltre il dormire insieme al proprio bambino permette di sviluppare maggiori anticorpi e un sonno più prolungato.
E’ opportuno infine ricordare che il contatto mamma-bambino oggi tanto acclamato e che sembra essere diventata una moda in realtà esiste fin dalla notte dei tempi, infatti è un “ritornare al passato” ed avere un modo più istintivo di stare coi propri figli. E’ la modalità che una volta utilizzavano le donne quando non vi era l’industrializzazione di oggi ed è la pratica comune che hanno le popolazioni indigene, dove le madri lavorano nei campi coi bambini posti sulla schiena con delle fasce.