Nonostante anni di lavoro al nido come educatrice, l’arrivo di Priscilla mi ha fatto scoprire tantissime cose a cui non ero preparata. Ho chiesto a Giuseppina di approfondire per noi (e per voi) il concetto di Bonding

“Alla nascita il neonato, è fisiologicamente in simbiosi con la madre. Fuori dall’utero desidera ritrovare la stessa situazione di calma e protezione. Dipende dalla madre e si sente ancora tutt’uno con lei.
A questo proposito mi viene subito in mente una parola magica: “bonding”.
Bonding deriva dall’inglese bond, che significa attaccare, cementare. E’ quel legame profondo, che permette di proteggere, allattare, cullare, prendersi cura del proprio bimbo.
Si può favorire il bonding? Certamente.
Durante i 60-90 minuti dopo la nascita, il neonato si trova in uno stato di veglia tranquilla; apre gli occhi, osserva, ascolta la voce dei genitori e appoggiato sul ventre materno cerca da solo il seno. Garantire tranquillità, calore e intimità dopo la nascita, favorisce la creazione di questo legame mamma/bambino così profondo e unico.
Il bisogno di contatto, è importante. E non esagero nel sostenere che è un diritto.
Leboyer, ostetrico e ginecologo francese, sosteneva che “per i bambini piccoli, essere portati, cullati, accarezzati, essere tenuti, massaggiati sono tutti nutrimenti indispensabili, come le vitamine, i sali minerali e le proteine. Se viene privato di tutto questo e dell’odore, del calore e della voce della madre che conosce bene, il bambino, anche se gonfio di latte, si lascerà morire di fame”.
La mamma risponde ai bisogni del neonato, sintonizzandosi a livello emotivo e costruendo una relazione empatica e intima. Funge da regolatore emotivo.
Dare quindi, importanza alla pelle. Cullare, portare, massaggiare, tutte azioni di cura e relazione.
La pelle è l’organo umano più esteso; è il “terzo cervello”, protegge, ci identifica e permette di dare e ricevere emozioni.
Il tatto è il senso della reciprocità; non possiamo toccare senza essere toccati. E’ scambio reciproco e quindi benessere diffuso.
Nella nostra cultura occidentale, sembra più accettato e diffuso entrare in contatto con il neonato attraverso lo sguardo e la voce, rispetto al tocco.
Quante volte vi sarà capitato, ad esempio, di sentirvi dire “se lo tieni troppo in braccio, prende il vizio” . Una società adultocentrica, che mira al raggiungimento dell’autonomia infantile bruciando le tappe e non rispettando le esigenze dei bambini.
Siamo figli e nipoti cresciuti seguendo i principi della separazione precoce e della repressione emotiva; dobbiamo fare i conti con i bambini che siamo stati e scegliere consapevolmente che genitori vogliamo essere.
Occorre un cambiamento di rotta, verso una fisiologia degli affetti.
Accogliere e sostenere il mondo emotivo di grandi e bambini, è un lavoro impegnativo, ma necessario.”
Ringrazio tantissimo Giusy e vi lascio i riferimenti dove potete trovarla per approfondire questi argomenti
Acanfora Giusy
Educatrice professionale e perinatale in formazione
www.fiordimamma.it