
Ben tornate! Oggi pubblichiamo un nuovo racconto per la rubrica “il mondo delle mamme“. Ospitiamo Nadilla, bismamma in lento e continuo divenire, come dice lei. Che ci racconta le sue avventure con lo pseudonimo di Priscilla tra le pagine virtuali del blog Datemi una M. Io l’ho conosciuta su facebook e capito spesso sul suo blog, ironico e divertente. Ma lasciamole la parola sul SUO mondo da mamma. 😉
“Fin da quando ero piccola mi è sempre piaciuto prendermi cura degli altri, che fossero animali o persone. Ho sempre adorato i bambini, soprattutto perché erano…degli altri. 😉
Ciò nonostante, non ho mai voluto sposarmi o metter su famiglia.
Da piccola sognavo di girare il mondo, di vivere mille avventure in posti esotici, di incontrare persone interessanti.
Finché, a pochi mesi dalla discussione della tesi, non ho incontrato il mio compagno. No, non è stato amore a prima vista. Piuttosto è stata una frequentazione assidua e giornaliera, uno scoprirsi e raccontarsi vicendevolmente, un godere della reciproca compagnia.
Presa la laurea, con mille progetti in testa, il grande dilemma: resto o parto?
Ho deciso di restare, più che altro perché continuavo a ripetermi: “Posso sempre partire non appena ci stufiamo”.
Dopo quattordici anni sono ancora qui. Mentirei se dicessi di non avere mai avuto rimpianti, ma direi una bugia se mi lamentassi di essere restata.
Con l’evolversi naturale della nostra relazione è arrivato inevitabilmente il momento di pensare ad allargare la famiglia.
Non so se il mio compagno sarà l’uomo della mia vita, ma sono sempre stata sicura che sarebbe stato un ottimo padre.
E’ comune parlare di donne che nascono con un grande istinto materno, meno parlare di padri che hanno uno spiccato istinto paterno.
Non ho fatto fatica a rimanere incinta. Quando lo abbiamo scoperto, è stato come toccare il cielo con un dito. Siamo partiti in quarta, salvo arrestarci bruscamente allo scadere del primo trimestre.
“Mi dispiace, signora. Non c’è battito”
Per me è stato devastante. Io, che non avevo mai voluto un figlio, non sapevo come fronteggiare quel terribile senso di perdita.
Non è vero che il tempo cura ogni dolore, è vero se mai che con il dolore si impara lentamente a convivere.
Ed è così che nel 2013 nasce Irene, dopo quasi tre giorni di travaglio, seguita a distanza di ventitré mesi dal fratellino Michele, partorito invece quasi in casa.
Io e Diego approdiamo a pieno titolo nel mondo dei genitori, quelle strane creature che amano e allo stesso tempo detestano i loro figli. Sono sempre stata circondata da bambini, prima quelli della mia famiglia poi quelli degli amici, per cui non mi spaventava l’idea di prendermi cura di loro. Diego invece non aveva mai avuto a che fare con i neonati ed era a dir poco terrorizzato all’idea di “maneggiarne” uno. La sua esperienza comprendeva infatti solo bambini più grandi.
Nessuno nasce imparato, si sa, le cose si imparano sul campo.
Io sono una persona che ama prendere il toro per le corna, quindi ho fatto ricorso ai libri e all’esperienza del mondo femminile che mi circondava. Informarsi però non vuol dire prendere per oro colato quello che apprendiamo. Siccome sono testarda, ho sempre fatto a modo mio.
Essere mamma per me significa sperimentare in qualsiasi campo: dalla nanna alla pappa, dall’educazione al gioco.
Quello che va bene per un figlio non è detto che vada bene con l’altro figlio, quello che funziona oggi domani non funzionerà più.
A tutto questo va sommato anche il fatto che, come molte, sono una mamma lavoratrice, fuori casa dieci ore al giorno, il che si traduce nel tentativo di avere un’ottima organizzazione e una grande collaborazione.
Essere mamma è un divenire lento e continuo, è un percorso pieno di sfide dove non c’è un vinto né un vincitore, ma a vincere è solo l’amore. Quello che ci lega ai nostri figli, quello per il nostro compagno e quello per noi stesse.”
Se anche tu vuoi partecipare alla rubrica “Il mondo delle mamme” scrivimi il tuo racconto a centrifugatodimamma@gmail.com
Ti aspettiamo! 🙂