Il bilinguismo e  i funzionamenti che lo regolano sono argomenti che mi stanno particolarmente a cuore visto che Priscilla, come sapete, sta crescendo imparando 3 lingue. Vi avevo già parlato di come aiutare i bambini a sviluppare il linguaggio con consigli che andassero bene sia per bimbi bilingue che non. Ma mi piaceva approfondire il bilinguismo.

Ho per questo motivo chiesto supporto a Claudia, di Open minds, scuola di lingue per adulti e bambini. Ed esperta dell’argomento sia per il lavoro, ma anche, e soprattutto per averla vissuto in prima persona. Ecco cosa mi e ci scrive.

“Io sono la mamma non bilingue di due bambini bilingui: questa situazione appare un pochino paradossale alle volte.

I miei bambini (adesso di 8 e 10 anni) hanno una conoscenza della L2 (nel nostro caso l’inglese) di gran lunga più corretta e approfondita della mia, che l’inglese lo ho imparato da adulta.

Ciò mi fa ovviamente piacere:  per me è stata una fatica notevole creare le condizioni del loro bilinguismo, visto che il mio inglese non è perfetto e abitiamo in un contesto nel quale l’inglese non è parlato. Si è trattato di un investimento in denaro (tate inglesi, scuola dell’infanzia bilingue), ma soprattutto di tempo e fatica: abbiamo “buttato via” la televisione quando sono rimasta incinta della prima figlia, sostituendola – in primo luogo per noi – con film, notiziari, documentari in lingua inglese, per fare in modo che tutti i giorni la lingua inglese entrasse naturalmente nella casa. Ho imparato personalmente decine di canzoni in lingua inglese, per cantarle con loro, e mi sono esercitata a leggere i libri ad alta voce in inglese (appena sono cresciuti e i libri sono diventati per me difficile da enunciare ad alta voce, ho optato per gli audio book).

Sono molto soddisfatta dei risultati: i bambini padroneggiano l’inglese sia scritto che orale, riuscendo non solo a comprenderlo ma anche ad esprimersi con testi corretti e ben strutturati. Hanno una certa consapevolezza culturale e gusto per la lingua, scegliendo ora in modo autonomo i libri che vogliono leggere. Mi piace l’idea che li scelgano perché incuriositi dalla storia o dall’autore, optando alle volte per l’inglese alle volte per l’italiano.

Tuttavia, la vera differenza tra loro e me non sta nel quanto bene loro conoscano la lingua, ma nella maniera in cui loro la  “pensano”. Ho studiato tanto questa questione negli anni in cui ho “lavorato” al bilinguismo dei miei figli e proverò nelle prossime righe a mettere giù alcune idee schematiche su ciò che ho imparato sul cervello bilingue: il suo funzionamento, i processi, vantaggi e svantaggi, possibili difficoltà.

Ovviamente qui non ho la pretesa di essere esaustiva, ma vi metto una piccola scelta di libri che possono aiutare chi come me è affascinato da questo processo meraviglioso che regola l’acquisizione e l’apprendimento delle lingue.

  • Plasticità del cervello e bilinguismo.

    Il bilinguismo è uno dei mille processi celebrali che ci rendono certi della meravigliosa capacità plastica del nostro cervello. Ma cosa vuole dire che il cervello è plastico? Vuole dire che l’esperienza che vive ogni giorno e ogni attimo ne plasma la forma, creando o recidendo connessioni neurali. La connessione neurale è il vero e proprio meccanismo delle nostre abilità. E ciò che crea connessioni è per l’appunto l’esperienza. E’ l’esperienza che fa germinare nuove strutture connettive nel nostro cervello, che si rinforzano ogni volta che la medesima esperienza/stimolo viene ripetuto. Impariamo ciò che viviamo molte volte.  Se comprendiamo questo, capiamo che il bilinguismo è “naturale” nella misura in cui esso è una vera e propria esperienza abituale per il nostro bambino. Impariamo ciò che viviamo frequentemente, perché la connessione creata dall’ esperienza diventa sempre più forte ed incancellabile. Se sentiamo e parliamo una seconda lingua tutti i giorni, il cervello è obbligato ad impararla. Viceversa, se l’esposizione alla seconda lingua sarà sporadica, la connessione che l’esperienza traccia resta labile e può non arrivare mai ad organizzarsi oppure può essere dimenticata.

  • Ci sono diversi tipi di bilinguismo.  

    Il cervello non ha il manuale di istruzioni. E’ una struttura biologica straordinaria, che ha delle istruzioni impresse geneticamente.  Siamo infatti programmati per imparare a camminare su due gambe, a parlare la lingua a cui siamo esposti, a cercare il contatto dei nostri simili… E  durante il corso della vita apprendiamo moltissime altre cose. Non è detti che le medesime capacità che possiamo osservare in due individui siano frutto di connessioni esattamente identiche nei loro cervelli. Così come non è detto che le abilità identiche che possiamo osservare in due individui siano frutto della medesima esperienza. Tornando al bilinguismo, ciò può volere dire che due individui bilingui hanno imparato la L2 in modo diverso.  Ci sono bambini , ugualmente bilingui, che possono avere sviluppato due sistemi linguistici largamente indipendenti l’uno dall’ altro. Oppure bambini che hanno un sistema linguistico prevalente e che “poggiano” la seconda lingua sul sistema neurale della prima.

Il funzionamento del bilinguismo necessita quindi di alcune consapevolezze

1) è indispensabile che il bambino sia esposto a tantissimo input linguistico, ovvero senta la L2 spesso e con regolarità

2) è necessario che il bambino abbia occasioni per interagire in L2 con una persona che abbia un significato affettivo per lui, in un contesto rassicurante e motivante

3) è consigliabile evitare di mischiare i codici linguistici, creando occasioni per le quali il bambino sia in grado di riconoscere la L1 /L2 anche dal contesto (parlante, momento della giornata, ambiente): evitare di produrre frasi mischiate in qualsiasi contesto!

E crescendo bambini bilingue ci sono da tener presente anche altri aspetti

  • Il bambino bilingue potrebbe iniziare a parlare più tardi di un bambino monolingue.

    Questo non deve destare in sé preoccupazione o stupore PURCHE’ siamo presenti altri sintomi di una normale e soddisfacente comunicazione. In altre parole, se il bambino presta attenzione, è in grado di comunicare anche in modo non verbale, sa sostenere lo sguardo e la relazione in modo adeguato con altri adulti e bambini (in modo coerente con l’età), allora il fatto che tardi a parlare non deve spaventare i genitori. I genitori però se oltre al tardo esordio del linguaggio verbale notano altri segnali di disagio comunicativo o relazionale, non devono pensare che ciò sia dovuto al bilinguismo, ma cercare di appurare le cause. Il bilinguismo può ritardare l’esordio del linguaggio verbale, non causare disordini comunicativi. Se ci sono disordini comunicativi vanno indicati ed eventualmente trattati con tempestività.

  • Il bambino bilingue non traduce da una lingua all’altra bensì usa due sistemi linguistici diversi.

    Quindi può non sapere consapevolmente che “green” è la traduzione di “verde”. La traduzione e l’abilità di parlare in più lingue sono cose diverse. Non ha senso mettere a disagio il bambino con richieste che non sono compatibili con la sua età ed esperienza.

  • Il bambino bilingue ha un bagaglio di parole inferiore al monolingue (sulla singola lingua).

    Ciò potrebbe causare qualche difficoltà nell’esordio della letto scrittura. Non bisogna allarmarsi, perché è normale (non succede sempre ma può succedere), però è il caso di aiutarlo, strutturando bene il processo di apprendimento della letto scrittura. Di solito sono difficoltà evolutive, ovvero transitorie.

  • Il bilinguismo non si nutre soltanto di esposizione alla seconda lingua, ma anche di strutturazione della prima.

    Le abilità apprese in L1 si trasferiscono in L2, quindi curare la L1 con letture e apprendimenti strutturati darà beneficio anche alla L2. Viceversa, un bilingue che ha una L1 debole potrebbe avere problemi anche sulla L2

Se volete approfondire ulteriormente il bilinguismo ecco una piccola bibliografia

Salmon e M. Mariani , “Bilinguismo e Traduzione” (Franco Angeli)

S.Contento (a cura di), “Crescere nel Bilinguismo” (Carocci)

S.Agliotti, F. Fabbro “Neuropsicologia del Linguaggio” (Il Mulino)
F.Fabbro “Il Cervello Bilingue” (Astrolabio)

E.Deshays “Come favorire il bilinguismo nei bambini” (Red)

R.Titone “Bilinguismo Precoce e Educazione Bilingue”(Armando)

A presto “

Ringrazio tantissimo Claudia per questo approfondimento sul bilinguismo!

Per me utilissimo per comprendere un po’ meglio cosa sta succedendo nel cervello di Priscilla. E ho trovato alcuni spunti utilissimi per correggere alcuni comportamenti miei e di Gianlu.

Se volete contattare Claudia ecco i suoi riferimenti

Claudia Adamo

Open Minds srl

corsi inglese Milano

Mail claudia@open-minds.it

Scritto da:

centrifugatodimamma

Milanese di origine, giramondo di vocazione. Alterno varie esperienze tra animazione, educazione (in asilo nido e scuole di vario grado) e turismo. Dopo un’esperienza di 6 mesi in Egitto nel 2002 torno in Italia, apro e gestisco degli asili nido per 10 anni, mi sposo e sembra che ormai la vita abbia preso un binario sicuro e solido. Ma il sogno di lasciare di nuovo l’Italia rimane sempre vivo (e neanche ben celato! ;) ). Nel 2012 anche mio marito si convince e decidiamo di trasferirci in Repubblica Dominicana alla ricerca di caldo e di una vita più semplice e serena. Qui nel 2015 nasce la nostra bimba Priscilla… e con lei il blog Centrifugato di mamma. Dove racconto com’è essere mamma, com’è esserlo lontano dalle nostre famiglie, come viviamo in un luogo tanto diverso da quello da cui veniamo, e le meraviglie che scopriamo giorno dopo giorno. Da novembre 2018, dopo la nascita di Beatrice, la nostra seconda bimba, siamo a Malaga, pronti per nuove avventure! Che continuiamo a raccontare su queste pagine virtuali.. ;)